IL
MANIFESTO
DELL'
IMMATERISMO

NASCE L’IM-MATERISMO, UNA SCUOLA CHE SI INTERROGA SUL RAPPORTO TRA IMMAGINE (IMMAGINATO, IMMAGINARIO) E REALTÀ A PARTIRE DALLE TRAME DEL VISSUTO INDIVIDUALE FINO AL CUORE DELL’ARTE COME SPECCHIO DEL CONTEMPORANEO, TERRENO
PER IL CAMBIAMENTO, STRUMENTO DI NARRAZIONE E AZIONE COLLETTIVO.

Il digitale ha comportato il profondo cambiamento dei livelli costituzionali del mondo artistico.
Sul piano della riflessione ha permesso una più semplice e fluida concettualizzazione del pensiero. Potendo attingere a una serie di strumenti potenziati e immediati per venire alla luce, l’idea ha assunto l’aspetto multiforme dell’interdisciplinarietà e del linguaggio globale. Sul piano dell’espressione,
in diretta conseguenza, il messaggio è stato dopato di effetti speciali, si è iper-realizzato, ha assunto tridimensionalità fino ai limiti della non distinzione con il vero, ha incrementato il suo potere simbolico abiurando alla necessità del contesto. Sul piano della fruizione la compulsiva condivisione social
ha abbattuto le barriere di partecipazione esclusiva, sono sorte modalità virtuali di commercializzazione e collezionismo, si sono, infine, decentrate le comunità degli amatori divenendo luoghi diffusi e incorporei. In un meccanismo a circuito ognuno dei fattori influenza e amplifica il successivo dando vita a una spirale a superfici crescenti.

Il coinvolgimento di tutti questi elementi, come singoli cromosomi della produzione, non poteva non scuotere il dna stesso del fenomeno artistico come evento creativo intimo e allo stesso tempo politico, res-publica. A ben vedere la democratizzazione dei processi partecipativi e la replica illimitata dell’immagine hanno progressivamente smaterializzato l’evento artistico in sé (di qualsiasi forma) e, di riflesso, il valore percepito del suo esistere nell’ordine
del reale. Che cos’è davvero Arte oggi? Chi o cosa stabilisce l’appartenere di una manifestazione spontanea di creatività ai parametri delle Arti? 

Se ho visto tutte le possibili immagini e tutte le possibili riprese di un’opera o performance cosa mi resta veramente dell’epifania dello sguardo fisico? Produrre immagini, condividere immagini, commentare immagini, ci assicura la capacità di intercettare e conservare il senso intrinseco dell’oggetto, il suo valore? L’ingorgo di input, la sovrainformazione, il presidio del tempo reale, siamo certi non stiano desensibilizzando il muscolo ricettivo e selettivo necessario alla comprensione dei contenuti? Cos’è che esce dai radar di attenzione di fronte a questa intossicazione? Cosa ne facciamo di questa universalizzazione del sapere se oltre a rischiare di perdere ‘’valore’’ per la via stiamo narcotizzando lo stesso metabolismo artistico? L’uomo è fatto per sapere tutto, avere tutto, essere dappertutto (o illudersene)? E’ questo potenziamento, è questo progresso? Non potendo risiedere nella mera categorizzazione di mestiere (è arte quella fatta dagli artisti) la risposta deve necessariamente ricadere in una ponderazione ontologica.

L’IM-MATERISMO crede che il ritorno alla materia sia l’unico antidoto a questo avvelenamento.
Mentre si impegna a condurre la dialettica estetica in corso crede profondamente nel ritorno alla realtà, al concreto, alla tangibilità dell’arte nell’ottica di un bilanciamento necessario all’impoverimento digitale.
L’immagine contemporanea intensiva crea idealizzazioni, non idee.
La materia crea esperienza.
L’immagine scatena omologazione, uniformità, formattazione del pensiero. La materia riconnette col reale.
La materia è unica. La materia è vera.
La materia come nuova religione dell’arte.

Erigiamo all’altare estetico la materia come unica dimensione in cui significante e significato possono permanere in diretta comunione, senza soluzione di continuità, senza possibilità di corruzione se non l’unilaterale capacità
di captazione e elaborazione del singolo partecipante alla liturgia, assioma necessario all’avvenimento artistico
per essenza.

Vogliamo ossequiare unicamente le forme di arte che prevedano una consumazione reale, una qualche forma di esaurimento temporale, una partecipazione geografica limitata, un’adesione circoscritta, una illustrazione concettuale e comunicativa parziale.

Siamo convinti che questo permetterà la ricongiunzione con l’ora, il sé (fisico e spirituale) e l’altro – in definitiva con la percezione del limite non come impedimento ma come confine indispensabile dell’esatto – necessari
a riconnetterci concretamente con la possibilità estatica del vivere e dell’arte come sua rappresentazione.

Accoglieremo tutte le forme di riflessione artistica sulla dialettica tra Immagine e Reale che rispettino questa caducità intrinseca e le incuberemo, realizzeremo e promuoveremo come rituali di contemplazione in grado di elevarci.